Una corsa con le paperelle di gomma per finanziare l’altra Olimpiade
Turnover newsletter stagione 1, episodio 31
Ciao,
Sono Matteo Lignelli e questo è l’episodio numero 31 di Turnover. La newsletter torna dopo la pausa estiva per le vacanze e il tempo necessario a iniziare una nuova avventura lavorativa. Andrò avanti ancora un po’ con la prima stagione, poi a settembre inoltrato via al restyling e qualche novità.
Ci sentiamo a Ferragosto!
Buona lettura
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I contenuti di questo episodio
🐣Una corsa con le paperelle di gomma per finanziare l’altra Olimpiade
🏀Quando Tamberi segnò per la Mens Sana Siena
🔴È sparito il Livorno, il paradosso di una città
📚Letture
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Una corsa con le paperelle di gomma per finanziare l’altra Olimpiade
Mentre gli atleti più veloci del mondo (che quest’anno sono tutti italiani, che spettacolo ragazzi) duellavano ai Giochi di Tokyo, dietro l’angolo del mondo si svolgeva una gara ben più lenta, di nuoto, con animali particolari, ma che alle Olimpiadi è comunque legata.
Giovedì 5 agosto era infatti il giorno del Chicago Duck Derby, una corsa tra 70 mila paperelle di gomma lungo il Chicago River. Un evento che serve a raccogliere fondi per le Special Olympics Illinois, Giochi a cui partecipano oltre 23 mila atleti con disabilità intellettive e più di 13 mila bambini tra i 2 e i 7 anni con e senza disabilità intellettive.
Rovesciate nel fiume dal Columbus Bridge, le paperelle vengono spinte con getti d’acqua fino al traguardo. Nei giorni prima dell’evento era possibile adottarne una per 5 dollari oppure sei per 25 dollari: ognuna ha un codice identificativo e per chi “vince” sono previsti dei premi. Per il terzo anno di fila sono state adottate tutte le 70 mila paperelle, che sono riciclate in vari modi e non prodotte esclusivamente per il Chicago Duck Derby.
Quando Tamberi segnò per la Mens Sana Siena
La memoria tira brutti scherzi. Sono in cucina, accendo la tv, vedo Tamberi che salta, capisco che sta per fare qualcosa di eccezionale, infilo, senza rendermene conto le mani, nei capelli quando lo fa davvero. Lo guardo impazzire di gioia, tenersi il cuore per evitare che esca dal petto. Poi penso: cazzo, ma io quello l’ho conosciuto. Devo farci un pezzo.
A Pistoia, la mia città, succedono davvero poche cose. Per lo meno avevamo una squadra di basket abbastanza forte che giocava in serie A. Con Vincenzo Esposito in panchina è stata anche prima in classifica per qualche settimana. Ora non c’è più un soldo. Chiudendo la breve parentesi triste, nel 2017 Pistoia ha giocato un derby amichevole (intitolato a Matteo Bertolazzi, storico capitano scomparso troppo presto) con la Mens Sana Siena, che al tempo non era ancora fallita per la seconda volta e giocava in A2.
Da quattro giorni aveva ottenuto di aggregarsi al ritiro precampionato dei senesi anche un ragazzo che un anno prima aveva visto spezzarsi sul più bello il sogno dell’Olimpiade Rio: Gianmarco Tamberi.
Il basket è la sua grande passione, lo hanno scritto tutti. Lo ha praticato per 13 anni, dai 4 ai 17, e quando può va a fare qualche schiacciata al campetto. Quella sera ha coronato il sogno di giocare una partita vera, e segnato due liberi. Siena ha perso 89-88 in volata, ma niente gli avrebbe tolto quel sorriso da bimbo sulla faccia. Non ho mai dato grande peso a questo episodio. A fine derby abbiamo chiacchierato un po’, poi gli ho dovuto fare qualche domanda seria sulla partita e sulla sua esperienza. Infine una battuta sulle scarpe: una bianca e l’altra rossonera. Nel 2017 credeva che staccare la spina dal salto lo avrebbe aiutato a riprendersi e tornare grande. Lo diceva seriamente. Aveva ragione.
È sparito il Livorno, il paradosso di una città
Prosegue il disastro del calcio toscano anche se l’altro disastro, il Covid e la seguente crisi economica, ha permesso ad alcune squadre di essere ripescate in C. Il Siena in primis, finito in D, fallito due volte e adesso nuovamente tra i professionisti. Fa eccezione solo l’Empoli.
Questa settimana è toccato al Livorno sparire dalla geografia del calcio, la città prima in Italia per il numero di atleti prestati alle Olimpiadi in rapporto al numero di abitanti.Che paradosso.
Una storia di bonifici fatti, mancanti, interrotti e ripicche. E di sconfitte, perché Livorno non è caduta dal baratro ma ha sceso le scale lentamente, con due retrocessioni di fila, prima dalla B e poi dalla C nell’ultimo campionato. Da ultima in classifica. In totale sono quattro retrocessioni dal 2014, quando era in A, non certo una vita fa.
L’altro numero è quello dei presidenti, tre negli ultimi otto mesi. Un tritacarne societario da commedia, personaggi dai contorni non chiari a cui Aldo Spinelli, l’uomo che il Livorno lo ha portato in Coppa Uefa nel 2006, fino a Barcellona (ma sponda Espanyol), ha provato senza successo a vendere il club.
Una situazione terminata con la mancata accettazione dell’iscrizione alla serie D. Formalmente le ragioni sono l’assenza di un campo da gioco e il non pagamento di stipendi arretrati. Da Cristiano Lucarelli al niente. Purtroppo le ferite resteranno sempre, anche in caso di una ripartenza dall’Eccellenza che ha le ore contate.
Letture
Finiti i Giochi, c’è ancora molto da leggere. Tipo il fatto che TikTok sia stata la “vera” tv della manifestazione. E il Cio ha difeso le emittenti.
Dentro la mente degli sportivi, con El País.
Il basket 3v3 mi è piaciuto parecchio, e anche al New York Times.
Per la Gazzetta, invece, ho raccontato la storia di Thomas Deng, da rifugiato a capitano della sua Nazionale.
L’ideologia alla base dell’olimpismo moderno spiegata dal Tascabile.
Infine ho provato a spiegare ai lettori di un giornale cartaceo, il Corriere Fiorentino, cosa siano gli Nft, dopo che la Fiorentina ha lanciato la sua prima collezione. Ci sarò riuscito?
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Turnover torna la prossima settimana! Se questa puntata ti è piaciuta inoltrala a un amico e un’amica che possono essere interessati❤️
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