Turnover: Il primo Mondiale vinto dall'Italia (fascista)
Turnover Newsletter stagione 1 episodio 27
Ciao,
Sono Matteo Lignelli e questo è l’episodio 27 di Turnover Newsletter. Mi spiace per la settimana di assenza causata da affanni tecnici qua su Substack. Provavo a risolvere (senza successo) un bel problema: il fatto che a molti lettori la mail finisca nello spam.
Ci sentiamo tra una settimana.
Buona lettura!
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I contenuti di questo episodio
🇮🇹 Il primo Mondiale vinto dall'Italia (fascista)
•🥊 Una luchadora alle Olimpiadi
•📺 Netflix e gli eSports
•🥅 L’abbandono dello sport tra i bambini
•📚 I consigli di Turnover
•📌 La bacheca di Turnover
Il primo Mondiale vinto dall'Italia (fascista)
Iniziano venerdì 11 giugno gli Europei di calcio. Impegno complicato per l’Italia di Mancini vista la caratura delle avversarie, a cui gli Azzurri approcciano con un cauto (ma per certi versi immotivato, almeno finché non vedremo le gare dei gironi) ottimismo per il gioco espresso e i risultati ottenuti fin qui.
Iniziano all’indomani dell’87esimo anniversario del primo Mondiale conquistato dall’Italia: il 10 giugno 1934, dopo aver superato 2-1 in finale la Cecoslovacchia. Il primo dei nostri quattro titoli. Quel giorno sugli spalti dello Stadio del Partito Nazionale Fascista sedevano 50mila persone. Come tutti loro, nonostante si trovasse nel palco d’onore, anche Benito Mussolini si narra avesse acquistato il biglietto, per “dare il buon esempio”.
“Una vittoria mondiale alla quale avrebbe contribuito in maniera decisiva (ma non positiva direi io, ndr) [proprio] il Duce – scrive l’Agi - alla luce di alcune dubbie decisioni arbitrali nei due durissimi incontri con la Spagna, i cui direttori di gara, il belga Baert e lo svizzero Mercet, furono contestati dalle rispettive federazioni una volta tornati in patria”.
Il congresso della Fifa di Stoccolma (1932) aveva affidato a Roma l’organizzazione del secondo Campionato del Mondo, allora Coppa Rimet, dopo quella del 1930 in Uruguay. Non che inizialmente Mussolini credesse troppo nel pallone, ma dopo aver notato il trasporto che viveva il Paese ad ogni gara della Nazionale ne ha fatto un veicolo per mettere in vetrina la “grandezza” del “suo” popolo.
Con il c.t. Pozzo, “convinto sostenitore del regime fascista” (sempre Agi), ottimo tattico e amante del calcio (aveva lasciato l’incarico alla Pirelli per dedicarsi alla panchina) si apre infatti un ciclo trionfale: i Mondiali di Roma (1934) Parigi (1938) e l’oro ai Giochi Olimpici di Berlino del ‘36. Tra l’altro, la finale della Coppa si disputa nei giorni in cui termina anche il Giro, quello in cui “Learco Guerra infiamma l’Italia”.
Mentre la carovana arriva a Milano, a Roma gli Azzurri salgono sul tetto del mondo.
Una luchadora alle Olimpiadi
“Fin da giovane volevo essere come Bruce Lee, saltare come Bruce Lee, difendere e attaccare come Bruce Lee". Esmeralda Falcón, 25 anni, cercava il Kung Fu quando ha iniziato le scuole superiori e invece in quella piccola palestra si è imbattuta nella boxe.
Facile, oggi, dire che è stato un dono dal cielo. Oggi che è la prima “boxeadora” messicana a partecipare alle Olimpiadi, quelle di Tokyo che cominceranno il 23 luglio.
Voleva imparare le arti marziali cinesi, ma si è innamorata dei guantoni. Poi ha incontrato lo scetticismo della famiglia, soprattutto delle donne che le stavano vicino, e di chi credeva che a 18 anni fosse troppo “vecchia” per iniziare una carriera da sportiva di professione. L’ha abbattuto a suon di vittorie sul ring. Prima il campionato nazionale pesi leggeri, poi una medaglia d’oro ai Giochi centroamericani e caraibici (2018) e un bronzo ai Giochi Panamericani (2019). Infine ha studiato all’università navale ed è entrata a far parte delle atlete arruolate nella Marina.
In settimana si è raccontata a Milenio. Non sarà spettacolare come Bruce Lee, l’eroe dei film che suo padre faceva vedere a lei e ai suoi fratelli da piccoli, ma ha superato barriere ben più grandi dimostrando che nel Paese dei luchadores (p.s.: per capirci, Rey Mysterio ha origini messicane) anche le donne possono vivere da combattenti. A Tokyo sarà difficile toglierle una medaglia dal collo.
Netflix e gli eSports
Perché Netflix sta guardando all’industria dei videogame? Se lo domanda Forbes. Senza sapere quando accadrà, sembra che la società possa decidere di inserire un sovrapprezzo al normale abbonamento nel quale includere anche un pacchetto di videogame da fruire online, sul cloud.
Briciole (credono loro) per gli utenti e per le famiglie, un mare di soldi per Netflix che ha 200 milioni di abbonati di cui 37 milioni arrivati soltanto durante la pandemia. Questa, spiegata in due parole, la strategia. Il momento potrebbe anche essere favorevole visto quanto la piattaforma si è fatta conoscere al pubblico generalista nell’ultimo anno, coi cinema chiusi e produzioni come “Il Divin Codino” che hanno trovato ampio spazio sui media tradizionali.
Il giudizio di Turnover sul film su Baggio:
Netflix ha già approcciato al mondo dei videogames collaborando allo sviluppo del gioco di “Stranger Things” e con la serie interattiva (in cui sei tu a scegliere, col telecomando, le mosse da fare) “Black Mirror: Bandersnatch”, un’esperienza che se non hai vissuto ti consiglio di fare.
Secondo fonti americane, la piattaforma di streaming avrebbe già contattato manager esperti del settore che andrebbero a lavorare in una divisione nata ad hoc per l’entrata nel nuovo mercato.
Lo scatto della settimana
Sarà questo il danno più pesante della pandemia all’interno del mondo dello sport: i bambini che hanno smesso di praticarlo. Un danno permanente per chi in questo tempo ha raggiunto l’adolescenza e ha altri interessi e per quelli che adesso sono assuefatti da nuovi hobby sorti mentre erano chiusi in casa.
Riporto il succo delle ultime due indagini Ipsos commissionate da Sport e Salute: prima del Covid a fare sport erano “il 73% nella fascia 6-13 anni, il 59% in quella 14-19 e il 20% tra gli adulti. A causa della pandemia, gli abbandoni sono stati del 48% tra i piccoli, del 30% tra i ragazzi e del 26% tra gli adulti. Un terzo di coloro che hanno continuato a fare sport, ha comunque cambiato disciplina e più della metà ha variato modo di fare sport, con attività all'aperto e home fitness”.
I consigli di Turnover
Imprescindibile scaricare la guida agli Europei di Social Media Soccer.
Statistiche e storie, con tante collaborazioni importanti. Non la mia perché ho iniziato a lavorare con loro dopo che avevano avviato il progetto: quindi non troverai cazzate.
Per i lettori di Turnover che seguono la Fiorentina: alle radici di Gennaro Gattuso.
Non c’entra niente con lo sport ma ti fa comodo saperlo: come nasce l’incredibile successo dei bastoncini di pesce.
Essere professionisti di Padel.
Noel Gallagher racconta il Manchester City e Guardiola, che ha perso la Champions League.
Un’ottima guida ai numeri del calciomercato e chi ci specula.
Sono riaperti gli stadi anche se con serie A e B già concluse è passato in secondo piano. Sul Corriere Fiorentino ho raccontato il primo giorno dei tifosi sugli spalti dopo mesi.
La bacheca di Turnover
Alanews, una bella realtà dove anche io ho lavorato, un’agenzia che ha clienti importanti, cerca un redattore sportivo. Per candidarsi si può inviare una mail a welcome@alanews.it . Ci sono pure altre posizioni aperte.
Ubisoft apre le porte a un Communication & Brand Manager Assistant per uno stage.
Prime Video Italy cerca un PR Manager.
Contents un Copywriter freelance e web editor sul tema sport.
Vero Volley Monza avrebbe bisogno di un Digital Content Creator.
A Trevignano (TV), il brand Lotto Sport è in cerca di un Communications Manager.
Si può partecipare fino al 18 luglio al Premio Marzocco – 39° edizione del ValdarnoCinema Film Festival con film di ogni genere (1000 euro di premio per il lungometraggio e 500 per il corto) prodotti a partire dal 2020. Magari qua c’è qualche videomaker.
L’editore Fila 37 cerca racconti di sport compresi fra le 8.000 e le 36.000 battute (spazi inclusi) da inviare entro il 5 luglio 2021. I vincitori del concorso saranno contattati e inseriti in un’antologia, la cui uscita è prevista per l’autunno del 2021. Qui i dettagli, ma niente storie di calcio.
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