Ciao da Turnover,
Io sono Matteo Lignelli e questo è il tredicesimo episodio della newsletter. Puntuale come il regionale da Prato a Bologna quando facevo l’università, ma spero comunque interessante.
Ci sentiamo tra una settimana.
Buona lettura!
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I contenuti di questa puntata
📊 La nuova vita dei talent scout lontano dallo stadio
📸 La foto della settimana
🐔 Il record di Danilo Gallinari
🚨 Sport in diretta e film a luci rosse
📱Gli Europei di TikTok
✍🏻Un paio di consigli
La nuova vita dei talent scout lontano dallo stadio
Ormai gli algoritmi regolano gran parte di ciò che facciamo durante l’esperienza terrena. Di quella ultraterrena ancora non posso svelare niente. Ed è veramente tanto tempo che dati e numeri, partendo dall’America, sono entrati nello sport, influenzando il modo di studiarlo e raccontarlo. Tutti ne tengono di conto, addetti ai lavori e non, anche chi dice di non farlo, tipo l’ex tecnico della Juventus Massimiliano Allegri. C’è anche chi non li guarda per davvero, ma solo perché non sa leggerli.
Questo pippone solo per avvertirti che, nel 2021, la lontananza di tanti osservatori - anche e soprattutto freelance - dagli stadi ha acuito l’utilizzo di stats e algoritmi per valutare i calciatori e scoprire talenti. Non è una novità, semplicemente questa pratica si è diffusa e ha cambiato il modo di lavorare della maggior parte di loro, anche dei più conservatori.
Inoltre, tramite nuove piattaforme di intelligenza artificiale è possibile ottenere liste e “classifiche” sempre più dettagliate e credibili riguardo il tipo di giocatore di cui una squadra ha bisogno, riuscendo a prevedere (già, perché spesso ci azzeccano) tramite le cifre del suo rendimento come si inserirà nel gruppo e quale percentuale ha, o meno, di dialogare con i compagni.
«Gli scout - si legge infatti su un articolo della Gazzetta dello Sport del 10 febbraio, a firma Luca Bianchin - hanno cambiato vita e ora sono esseri sedentari, fermi davanti a uno schermo come squali in un acquario».
Ci sono società come Wyscout (probabilmente la più nota) che permettono di visionare ore e ore di gioco, estrapolando reperti di ogni tipologia di movimento di un determinato giocatore. Ad esempio, tutti i passaggi col piede destro che ha fatto durante la stagione.
Stando ai numeri della Gazzetta, durante la pandemia gli osservatori hanno quasi raddoppiato l’utilizzo dei video per conoscere gli atleti, a svantaggi degli appuntamenti in presenza, e aumentato le analisi dati del 69%.
In conclusione, la notizia è che sta finalmente cadendo il muro di diffidenza nei confronti di statistiche e algoritmi, che si stanno diffondendo anche in Italia (e non solo in serie A). E di pari passo al boom dei dati e dell’intelligenza artificiale nello scouting, cresce anche la richiesta di figure professionali come il data analyst (a partire dal Parma). Persone che questi numeri li sanno interpretare, supportando le scelte degli uomini-mercato.
Già, perché alla fine quello che non cambia è proprio la fase finale del percorso che porta all’acquisto di un giocatore. Come per il Var: l’ultima scelta è dell’uomo.
Spiega Giovanni Sartori, responsabile dell’area tecnica dell’Atalanta: “L’algoritmo ci dà una mano, poi sta a noi valutare”. Unire dati e competenze. Anche lui, che dichiara di non aver mai visto un singolo video prima del Covid (dal vivo, “un difensore lo guardi sempre, anche in fase di non possesso”) oggi passa tre ore al giorno davanti al pc.
È innegabile che c’è una grande perdita. L’osservazione dal vivo dà la possibilità di cogliere aspetti caratteriali e di temperamento che sfuggono alle telecamere o non sono facilmente riconoscibili. E complicano l’analisi tattica. Di contro, che anche l’Italia si apra a queste nuove possibilità è una bella notizia, così come che il principale quotidiano sportivo nazionale le dia tutta questa rilevanza.
La foto della settimana
Eccola qua: questa ragazzina turca, 13 anni, si chiama Ecrin Mart e ha vinto per la seconda volta consecutiva il Guinness World Records dei bambini nella categoria “Più palleggi consecutivi con due palloni e gli occhi coperti”. Ne ha fatti 142 in 22 secondi. “Zio bricco” direbbe Aquila di Masterchef.
Su la cresta
Come canta il Gallo. Sapevi che Danilo Gallinari è diventato il primo cestista italiano a superare i 10mila punti segnati in Nba? È accaduto con la maglia di Atlanta nel match, poi perso, contro contro Dallas. In quell’occasione ne ha messi a referto 11, molto peggio dell’altro talento europeo Luka Doncic: 28 punti, 10 rimbalzi e 10 assist.
La noia dello sport in diretta come i film a luci rosse1
Il divario tra i giovani (nemmeno troppo, tra l’altro) e l’attrattiva degli eventi sportivi in diretta è parecchio ampio di questi tempi, un tema caro alla newsletter Turnover, che era già venuto fuori nell’episodio in cui ho parlato del progetto di Nickelodeon per avvicinare le nuove generazioni al Super Bowl. Del tema si è occupato in settimana Gabriele Romagnoli su Repubblica definendo la Generazione Z ( i nati tra il ’96 e il 2010) la “Generazione Highlights”.
Si legge che solo il 53% di loro, secondo una ricerca americana uscita a fine 2020, si dichiara appassionato di sport. I millennials erano il 63%. Quel che più mi interessa, però, è che “meno di un quarto ritiene fondamentale seguire gli eventi mentre accadono”. Soprattutto se sono in tv, va meglio lo stadio. Di qui la denominazione di Generazione HL. A farne le spese sono soprattutto sport come il tennis e il ciclismo, che hanno tempi elefantiaci rispetto ai ritmi di fruizione dei nativi digitali.
Romagnoli propone un paragone bellissimo, scrivendo che “a fare da apripista per questa mutazione è stato uno dei settori più frequentati della rete: quello pornografico. Nessuno più fruisce di un intero film a luci rosse”. Chissà che per i dirigenti sportivi non possa essere interessante confrontarsi con qualche capo di You Porn.
La visione di gare e venti è spesso ridotta a video pre e post competizioni. Conclude Romagnoli: “Si è perso qualcosa? Forse sì: ridurre tutto a effetti senza considerare le cause non favorisce la comprensione, ma stiamo parlando di spettacolo, non di storia”.
Gli Europei di TikTok
La Supercoppa italiana c’era andata vicina accalappiando Playstation come title sponsor. Gli europei di calcio dell’estate 2021 saranno invece il primo evento sponsorizzato da una “piattaforma di intrattenimento digitale”. Si definisce così TikTok, il social netowork cinese utilizzato soprattutto per sketch e balletti, nel rendere nota la partnership.
Si legge che “su TikTok i contenuti legati al mondo del calcio stanno crescendo in maniera esponenziale: abbiamo, per esempio, oltre 70 miliardi di visualizzazioni per #football. La nostra piattaforma è diventata rapidamente la casa di grandi squadre di calcio, giocatori e contenuti amatoriali di altissimo livello. Tante società calcistiche italiane già presenti su TikTok, tra queste FC Inter (@inter), Juventus Football Club (@juventus) che condividono video con le loro rispettive prime squadre e squadre femminili (FC Inter, Juventus), AC Milan (@acmilan), ACF Fiorentina (@acffiorentina), AS Roma (@asroma) Cagliari Calcio (@cagliaricalcio), SSC Napoli (@sscnapoli). USC Cremonese (@uscremonese), Parma Calcio 1913 (@parmacalcio1913), Atalanta BC (@atalanta_bc)”.
Prima di lasciarci, un paio di consigli
C’è una grande novità su Turnover ed è il “social-podcast” che esce una volta a settimana. Non saprei in che altro modo chiamarlo: è un podcast pensato per Instagram, composto da brevi audio di 30 secondi inseriti negli ormai consueti caroselli di cui è pieno il social fotografico. Lo userò per descrivere e approfondire il tema di apertura (in questo caso la nuova vita degli osservatori) delle puntate di Turnover e altri argomenti di attualità quando ci sarà l’occasione. Questo è il primo: come al solito ti chiedo di farmi sapere cosa ne pensi.
L’Ultimo Uomo mi ha tolto le parole di bocca con il titolo “Nicolò Barella, il miglior centrocampista italiano”.
“Non c’è niente di eroico in Barella, né nel suo talento. È tutto leggerezza ed efficacia, capacità di adattarsi, di leggere la situazione e sfruttare le occasioni che si trova davanti, di reagire il più velocemente possibile. C’è la concentrazione di Barella, l’intensità del suo sguardo, la sua capacità di stare dentro la partita. C’è l’ambizione di Barella, questo sì. Quella che lo ha portato via da Cagliari e che lo sta facendo migliorare giorno dopo giorno”.
Questa la considerazione finale dell’autore, Daniele Manusia, su un giocatore di cui è davvero complesso pronostica i limiti di crescita. Ti consiglio di leggerlo.
Infine, come sai, mi piace molto Social Media Soccer e quindi non posso fare a meno di linkare questo pezzo sull’ideologia che sta alla base del St. Pauli, club della seconda serie tedesca originario dell’omonimo quartiere di Amburgo, e su come questa viene applicata nelle strategie di marketing.
Per questo episodio è tutto
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