Nel 2050 i robot batteranno i calciatori (?)
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Stai leggendo il numero 6 (della 2° stagione) di Turnover Newsletter. Tra robot (ancora) e freccette.
A venerdì
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Nel 2050 i robot batteranno i calciatori (?)
Non lo dico io, ti tranquillizzo subito. Però mi sono imbattuto in alcune dichiarazioni alla Bbc di Peter Stone. Il tizio è docente del dipartimento di Computer Science dell’University of Texas di Austin, ma comunque la sua tesi non mi convince. Se questa newsletter esisterà ancora – magari la scriverà un robot – ne parleremo nel 2050, quando secondo lui scatole di latta e fili in movimento riusciranno a battere in una partita di pallone i calciatori più forti del mondo.
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Peter Stone è anche il presidente di RoboCup, una manifestazione che si tiene ogni anno dal 1997 e ha appunto l’obiettivo di registrare i passi in avanti della tecnologia nel perseguire il suo obiettivo: battere la squadra di calcio campione del mondo entro il 2050. Ok, Peter, ma hai dato uno sguardo a una partita tra robot del 2019 organizzata dai tuoi ragazzi? Cioè: mai visto niente di più palloso. Vanno a due all’ora e tirano con la forza di un neonato.
Eppure, lui ne resta convinto. La tesi è che “siccome vent’anni fa non avrei mai immaginato di arrivare dove siamo arrivati oggi”, allora il traguardo resta possibile. “È certamente plausibile. Non ci scommetterei troppo, ma non ci scommetterei nemmeno troppo contro. Tecnologicamente parlando, trent’anni sono molto tempo. Possono succedere tante cose in un lasso così lungo. La sfida è costruire un robot che possa correre velocemente e facilmente come una persona, calciare come Beckham e colpire la palla cambiando direzione”. Eh, dici poco.
Come vanno le darts in Italia?
In Gran Bretagna le freccette sono nate e diventate uno sport. Sette milioni di praticanti, per lo più nei pub, e campioni trattati da star e ricoperti d’oro dagli sponsor. Il delirio che si vive nei grandi eventi delle darts è qualcosa di incredibile. In settimana, però, sono usciti dei numeri anche sull’Italia. Ansa spiega che “grazie in parte alla tv che prima con Sky e adesso con Dazn trasmette i tornei” le freccette stanno prendendo piede. Si parla di 20mila giocatori, 2mila dei quali sono affiliati alla Federazione Italiana Gioco Freccette (Figf). Non sono tra questi, ma ti assicuro che al pub ci metto tutto l’agonismo possibile. E bere non fa che migliorare la mia precisione. O almeno così mi sembra di ricordare. La Figf è nata nel nel 1984, quando Luciano Caserta, l’attuale presidente della Federazione, aprì a Treviso un pub all’inglese: il Dart Club Treviso, il primo italiano.
La Figf è inquadrata nella World Darts Federation (Federazione Mondiale del Gioco Freccette) e i suoi tesserati sono “giocatori di freccette” che godono di riconoscimento nazionale ed internazionale. La maggior parte sono amatori. Diverso il discorso in Gran Bretagna, dove le darts sono uno sport professionistico a tutti gli effetti. Non a caso i campioni vengono tutti da là e monopolizzano la top 10 del ranking ufficiale della PDC (Professional Dart Corporation), che per il titolo mondiale assicura premi fino a 600mila euro: un gallese, due scozzesi e cinque inglesi nelle primissime posizioni, tra cui Rob Cross (4°), vincitore dei campionati europei di Salisburgo (14-17 ottobre).
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