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Los Angeles si è ripresa il football americano
Dici Los Angeles Lakers e tutti, più o meno, capiscono. Ci mancherebbe… parliamo della storica squadra di Kobe Bryant dove oggi gioca LeBron James, altra leggenda (in attività) della pallacanestro. Poi ci sono i Clippers, i rivali cittadini, e anche qui ci siamo. Altrettanto famosi sono i Los Angeles Dodgers, la franchigia di baseball.
Il Super Bowl, l’evento sportivo più seguito degli Stati Uniti, la finale della National Football League (Nfl), che torna domenica a Los Angeles ci ricorda invece come per oltre venti anni la città sia rimasta senza una squadra nella più importante lega del football americano.
È una storia complessa. Anche perché è stata la prima della costa occidentale degli Stati Uniti ad averne una quando, nel 1946, i Cleveland Rams hanno iniziato a giocare le proprie partite nello storico “Coliseum”. Che il 15 gennaio del 1967 ha ospitato il primo Super Bowl della storia, da un’intuizione del manager sportivo Lamar Hunt, e imprenditore nel campo petrolifero, tra i campioni delle due leghe del tempo, la Nfl, appunto, e l’American Football League (Afl), fondata proprio da Hunt, presidente dei Kansas City Chiefs che quel giorno furono sconfitti dai Green Bay Packers 35-10.
Per una serie di problemi dovuti proprio all’impianto da gioco, il Coliseum, oltre al distaccamento del pubblico una volta venuta fuori la volontà dei proprietari di traslocare, i Rams se ne sono andati e hanno giocato la loro ultima partita a Los Angeles la vigilia di Natale del 1994, mentre già in precedenza si erano spostati ad Anaheim (28 miglia a sud-est del centro di Los Angeles), Orange County (quella della serie tv The O.C. per capirci) dove invece i ricconi costruivano di continuo. Ma senza la concreta possibilità di rinnovare il proprio stadio, i Rams finirono a St. Luis, che nel mentre aveva perso la propria franchigia.
Il football americano non sparì, almeno non nell’immediato dato che nel 1982 al Coliseum si erano trasferiti i Raiders, da Oakland. Il proprietario Al Davis sperava di persuadere la Los Angeles Coliseum Commission e rimettere mano alla struttura, e al tempo stesso di cavalcare l’atteso boom delle pay tv. Due anni dopo vinceranno pure il Super Bowl, (sono gli unici ad avercela fatta finora a Los Angeles), ma non sarà sufficiente a trattenerli. I danni causati dal terremoto di Northridge del 1994 all’impianto, uniti alle frizioni in corso, accelerano il loro ritorno a Oakland, già a partire dall’anno seguente, dove invece lo stadio venne rimesso a nuovo.
«Negli ultimi anni però – spiega il Post - la lega è intervenuta per colmare» l’assenza del football a Los Angeles, riportando ben due squadre nel giro di pochi mesi. Nel 2016 i Rams e più tardi i Chargers, che «fecero ritorno da San Diego dopo quasi mezzo secolo». Los Angeles è così diventata «la seconda città dopo New York ad avere due squadre in Nfl» e «con il Super Bowl di domenica, sia la lega che le organizzazioni locali puntano a rafforzare la presenza del football nell’economia della seconda città più grande d’America».
Un trasferimento, quello di un club da un posto a un altro, che in Europa sarebbe inconcepibile, ma che negli Usa è piuttosto frequente. Anche se in questo caso la Nfl è stata costretta a risarcire 790 milioni di dollari alla città di St. Louis per aver perso la propria squadra, la maggior parte dei quali presi dalla tassa di trasferimento pagata dai Rams per tornare in California.
Oggi il proprietario della franchigia è Stan Kroenke, a capo di una holding che possiede anche l’Arsenal in Premier League, i Denver Nuggets in Nba e altre squadre. Il ritorno a Los Angeles si è legato alla costruzione del SoFi Stadium di Inglewood, costato tra gli 8 e 10 miliardi di dollari e inaugurato nel 2020 nell’area dell’Hollywood Park. Un impianto futuristico che ospiterà nella notte italiana tra domenica 13 e lunedì 14 febbraio il 56esimo Super Bowl proprio tra i Los Angeles Rams, padroni di casa, e i Cincinnati Bengals. Poi, nel 2028, la cerimonia di apertura delle Olimpiadi.
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