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Buona lettura!
Storia di un club sommerso
"Il cambiamento climatico non esiste solo in teoria, è reale e noi lo sappiamo meglio di chiunque altro".
Lo assicurano i proprietari del Carlisle United, società di League Two, la quarta serie inglese. Hanno ragione. In una giornata, il Black Friday, in cui siamo stati travolti da messaggi ipocriti sullo shopping sostenibile, volevo parlare di qualcosa di concreto. L’innalzamento delle temperature, l’incattivirsi del clima, sono fatti che anche lo sport sta toccando con mano e per i quali, sempre lo sport, può dare un importante contributo.
Una realtà alla quale il piccolo Carlisle pensa ogni giorno, vivendo sotto la costante minaccia di allagamenti della propria sede e del terreno di Brunton Park, stadio da 17mila posti che risale agli anni Cinquanta e avrebbe un disperato bisogno di investimenti. Nel 2005 e nel 2015 il club è stato inondato. Del campo si vedevano soltanto le traverse; spogliatoi e uffici, zuppi d’acqua, sono rimasti inaccessibili per settimane.
Da quel giorno l’amministratore delegato Nigel Clibbens e gli altri dirigenti hanno paura che possa succede ancora. “Quello che abbiamo notato – aggiunge – sono le gelate sempre più dure e una pioggia che quando arriva è torrenziale. Significa che gli effetti del cambiamento climatico sono ovunque, non solo sulle coste”.
I numeri
Non sono da soli. Un recente studio stima che entro il 2050 uno stadio su quattro delle leghe minori inglesi debba aspettarsi inondazioni e allagamenti a causa dell'innalzamento del livello del mare. Senza andare troppo in là col tempo, in Inghilterra la Climate Coalition ha calcolato il mese scorso che circa 62.500 partite vengono rinviate o cancellate ogni anno per le condizioni meteorologiche estreme, legate appunto all’emergenza-clima.
In questo scenario va considerato che all’orizzonte c’è una manifestazione, il Mondiale in Qatar del 2022, che per adesso non ha mosso un dito per l’ambiente. Anzi, si parla di 3,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica che saranno prodotte, in pratica più di quanto ne producano in un anno alcuni dei Paesi che parteciperanno. In Russia, per il Mondiale 2018, le tonnellate erano state 2,1 milioni.
Intanto…
Sintomo che lo sport e il calcio possono dare e togliere tanto. Più o meno ovunque sono apparsi programmi di educazione e sensibilizzazione che partono dalla base del sistema e promuovono azioni semplici, ma necessarie, come la raccolta differenziata nei centri sportivi. Fino a iniziative più ambiziose, tipo lo Sports for Climate Action Framework delle Nazioni Unite al quale hanno aderito centinaia di organizzazioni sportive.
Qualcosa si muove. Il Tottenham e il Chelsea, a inizio stagione, hanno provato a giocare in Premier League la prima partita di calcio al mondo a emissioni zero, chiedendo ai tifosi di spostarsi in bici allo stadio, oppure con i mezzi pubblici e mangiare solo cibo vegano sugli spalti. Sempre in Premier, il Brentford ha comunicato che nel 2022/23 non cambierà maglia per venire incontro ai tifosi (costano troppo, qua la mia inchiesta per la Gazzetta) ed essere più sostenibile. Ma da anni il club simbolo è il Forest Green Rovers, che utilizza energie rinnovabili, ha un menù esclusivamente vegano. gioca con maglie ottenute (anche) con scarti di caffè. Insieme a tanto altro, di cui parleremo.
Per ora la certezza che le nuove generazioni siano più sensibili nei confronti dell’emergenza climatica è la migliore notizia che si ricava dalle parole di tanti dirigenti del mondo dello sport.
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